V/H/S/94 | Un nuovo, riuscito sequel per l'antologia horror found footage V/H/S




Il quarto capitolo del franchise di V/H/S, antologie di corti horror mocku/found footage, è un ottimo prodotto che, pur arrivando 7 anni dopo l’ultimo capitolo (V/H/S Viral, il più debole della serie), rispetta e conferma lo spirito di tutta l’operazione. E questo con i suoi pregi come con i suoi difetti: per esempio la varietà, qualitativamente discontinua, dei corti che lo compongono.

Al solito abbiamo alcuni corti principali (4+1 “cortissimo” in forma di spot), “collegati” da un segmento che fa da cornice.

Storm Drain
di Chloe Okuno vede una giornalista e il suo cameraman indagare, in una fognatura, sulle tracce del fantomatico Rat-Man che anima le leggende urbane della classica piccola cittadina americana di provincia. Pura leggenda, o c’è qualcosa di reale? Magari qualche poveraccio che vive di stenti ai margini della società? Oh, qualcosa di reale c’è eccome, ma va ben oltre quello che i nostri due malcapitati immaginavano… segmento piuttosto claustrofobico e interessante per come combina elementi found footage e mockumentary, con buoni effetti speciali.



Dentro Storm Drain troviamo il finto spot Veggie Smasher di Steven Kostanski (PG: Psycho Goreman), molto ironico nel suo definitivo minimalismo. Unico cruccio, adoro Kostanski e mi sarebbe piaciuto vedere qualcosa di più sostanzioso magari…

Piuttosto sintetico è anche The Empty Wake di Simon Barrett (Tape 69 in V/H/S/2, 2013), intorno alla veglia funebre di una salma che – prevedibilmente – non vorrà starsene morta troppo a lungo. Ottimi gli effetti, ben diretta e creativa la sequenza clou, ma per il resto poca cosa.


Con The Subject dell’indonesiano Timo Tjahjanto raggiungiamo il vertice dell’antologia, con un corto magnifico fra Tetsuo: the Body Hammer e Frankenstein’s Army, divertente, estremo, allucinante (in senso buono), grottesco e gore con meravigliosi effetti vecchia scuola, girato e scritto con grande ispirazione. Tjahjanto è il geniaccio dietro tante opere incredibili, tra cui Safe Haven, l’indimenticabile segmento di V/H/S/2 sulla setta millenarista; L is for Libibo, il segmento di The ABCs of Death (2012) intorno a quell’assurdo contest survival masturbatorio; e quell’action spettacolare e violentissimo che è La notte su di noi (2018) disponibile su Netflix.

Per quanto mi riguarda, The Subject si gioca man bassa il titolo di miglior corto in assoluto del franchise di V/H/S.


È poi il turno del satirico Terror di Ryan Prows (Lowlife), intorno a una milizia di “veri americani” in guerra con “misteriose” creature immortali. Classico tema su “chi è il vero mostro?”, svolto con buona sagacia e ironia. Funziona e intrattiene.

Infine, la cornice è fornita da Hell Fest di Jennifer Reeder (Knives and Skin), storia di una operazione antidroga decisamente sfortunata, che vede gli agenti S.W.A.T. coinvolti perdersi sempre di più nel covo e nelle trame di una pericolosissima setta. Ovviamente, quest’ultima fa un uso copioso di video VHS “perversi” proiettati su moltissimi televisori, sparsi nel labirintico quartiere generale della setta; e, nella finzione, alcuni di questi video sono quelli che vediamo noi nel film. Segmento suggestivo, molto arthouse a partire dalle scenografie curatissime, ma il finale è piuttosto meh.

Uscito in tempo per Halloween su Shudder,
V/H/S/94 è proprio l’antologia che ci voleva, e un ghiotto invito al rewatch di tutta la serie!



V/H/S/94
(USA/Indonesia 2021), 103'
AA.VV.





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