SHIN GODZILLA | Quando il mostro gigante fa paura davvero






Nel 1954 il film Godzilla del Maestro Ishirō Honda, prodotto da Toho, dava inizio al filone cinematografico del kaijū eiga, i film giapponesi con mostri giganti, nel segno impegnato della “metafora delle due bombe”. Honda realizzò questo immortale capolavoro del cinema fantastico turbato probabilmente dai coevi, e tristemente noti, test nucleari americani nelle isole Bikini, che ebbero poi un impatto devastante sull’ambiente e gli abitanti di quei luoghi.

In
Godzilla un dinosauro, mutato da analoghi esperimenti, porta una distruzione che nelle scene più drammatiche – le vittime soccorse tra le macerie, la preoccupazione per gli effetti degli attacchi del mostro – non può non ricordare quella del periodo bellico; e in ispecie quella causata dalle bombe atomiche sganciate dagli USA su Hiroshima e Nagasaki nel 1945.

Curiosamente, un precedente fondamentale del kaijū eiga giapponese è proprio il primo grande monster movie americano, King Kong (1933, di Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack), che a partire da situazioni e tematiche molto differenti, rappresentava comunque una rivolta della natura nei confronti dei colpevoli esseri umani. L’influenza dello scimmione della RKO in Giappone fu tale che King Kong sarebbe apparso in diversi kaijū eiga nipponici, scontrandosi con lo stesso Godzilla ne Il trionfo di King Kong del 1962 (titolo italiano spoilerissimo! L’originale suona semplicemente come King Kong vs. Godzilla, ancora di Ishirō Honda), un concept ripreso recentemente nel mediocre Godzilla vs. Kong di Adam Wingard.


Il trionfo di King Kong (1962).


Tornando al capolavoro di Honda del 1954, l’impatto di Godzilla sull’immaginario giapponese (e non solo) fu immenso, dando luogo a infinite apparizioni di kaijū (“mostri misteriosi”) nel cinema del Sol Levante, nonché nelle serie televisive nipponiche, spesso come nemici degli eroi dei tokusatsu (lett. serie con “effetti speciali”). Tra i quali è impossibile non citare almeno la lunghissima saga di Ultraman (la serie originale è del 1966; l’ultima, Ultraman Triggerla 33esima serie del franchise, è attualmente in corso e visionabile sul canale ufficiale YouTube) creata da Eiji Tsuburaya: cioè colui che aveva realizzato anche il mostrone radioattivo della Toho, prima di andarsene e fondare una casa di produzione propria.

In tutto questo Godzilla, il Re dei Mostri, è assurto ad autentica icona del genere, con un’evoluzione del personaggio e una quantità di film intitolati senza pari. Tuttavia dopo un suo esordio così autoriale e minaccioso, Godzilla è stato in qualche modo “naturalizzato giapponese”, trovandosi spesso – soprattutto nell’era Showa, 1954-’79 – nel ruolo di difensore del Sol levante e della Terra tutta da King Ghidorah, Mechagodzilla e alieni vari, i quali erano le autentiche minacce. Pericoloso quanto volete, ma lui era spesso il “mostro di casa”, più grosso e goffo (cari vecchi costumi kaiju…) che realmente spaventoso.


Ghidorah! Il mostro a tre teste (1964), di Ishirō Honda.


In seguito si è cercato, almeno a corrente alternata, di recuperare un’immagine più minacciosa del Re dei Mostri. Dal rilancio avvenuto nell’era Heisei (1984-’98), passando per gli eccessi della Millennium (dal 1999), abbiamo avuto eccellenti rappresentazioni di un Godzilla più oscuro, tra cui citerei almeno – senza divagare oltre – lo splendido Godzilla, Mothra & King Ghidorah: Giant Monsters All-Out Attack (2001, Shusūke Kaneko), tra l’altro l’unica rappresentazione positiva del dragone tricipite suo eterno rivale.

Quello che negli anni era venuto maggiormente a mancare, era forse l’imporsi di un Godzilla apocalittico e inarrestabile su un’umanità, al contrario, apparentemente senza speranze di vittoria. La presenza di altri e variopinti kaijū nei film godzilliani (tirannia del merchandising!), nonostante tutto rendeva lo spettacolo – anche nei casi più riusciti – qualcosa di più giocoso e meno impressionante di quanto potesse essere. 

Proprio da questo punto sono partiti Hideaki Anno e Shinji Higuchi per il loro celebrato reboot del 2016, Shin Godzilla. Nel quale il Re… anzi, l'unico e più che sufficiente mostro presente, fa paura come mai ne ha fatto nel corso della sua lunga storia cinematografica.




Baia di Tokyo, al largo di Yokohama: uno yacht abbandonato viene ispezionato dalla Guardia costiera giapponese. Improvvisamente, nei paraggi avviene una sorta di enorme esplosione subacquea, che produce un’impressionante colonna d’acqua e danni rilevanti alla Tokyo Wan Aqua-Line (una grande struttura costituita da un ponte di oltre 4 km, più un tunnel stradale subalveo di 5 km – il più lungo al mondo). Mentre il Governo e le principali autorità si riuniscono per discutere l’emergenza, le operazioni di soccorso procedono, e nel luogo dell’esplosione permane – nascosta dagli esiti dell’esplosione – un’enorme, misteriosa massa. Di cosa si tratta? Ufficialmente si sostiene la versione dell’incidente naturale, si parla di terremoto ed eruzione di un nuovo vulcano… ma nel gabinetto governativo, il giovane e brillante segretario Rando Yaguchi (un eccellente Hiroki Hasegawa) comprende subito quello che i suoi colleghi più anziani sembrano non voler ammettere: il “vulcano” si muove, dunque è presumibilmente un essere vivente. Ma nonostante le reticenze del governo, la realtà si palesa presto da sola: poiché l’essere che ha causato dell’incidente alza la gigantesca coda e inizia a dirigersi verso la città…

Il Giappone sarà in grado di difendersi dal colossale mostro Godzilla?




Shin Godzilla è semplicemente il reboot ideale, ma effettivamente realizzato. Hideaki Anno e Shinji Higuchi sfruttano al meglio le possibilità del cinema e degli effetti speciali odierni, assieme all’encomiabile performance di un cast stellare, riportando il vecchio “Gojira” al realismo del primo film – il capolavoro di Ishiro Honda del 1954 appunto – e riattualizzandone al contempo la metafora e il conseguente impatto drammatico. Se nel capostipite del franchise Godzilla era un simbolo vivo e doloroso del disastro atomico di Hiroshima e Nagasaki, qui il mostro è ancora un’involontaria creazione umana, un monito all’arroganza e all’irresponsabilità dell’uomo verso la Natura, ma chiaramente ispirato agli eventi del 2011 – quando ebbe luogo il più grande terremoto della storia giapponese a Tohoku, e il conseguente disastro nucleare di Fukushima.

Shin Godzilla è una perfetta sinfonia della distruzione, costruita come un duello/duetto tra l’avanzata del mostro e la reazione delle forze governative giapponese, che riceveranno in seguito supporto militare dagli Stati Uniti. Forse un omaggio ai fan americani, ricordando che nel 2014 è uscito il Godzilla di Gareth Edwards: primo capitolo di un imperfetto reboot made in Hollywood (il MonsterVerse prodotto Warner e Legendary) arrivato nel frattempo a 4 film. Shin Godzilla doveva essere l’inizio di un analogo e parallelo reboot della saga godzilliana, stavolta con radici decisamente giapponesi. Purtroppo, nonostante l’ottimo successo sia di pubblico che di critica, il reboot giapponese si è fermato a questo primo capitolo… per cui forse si dovrebbe ormai parlare di questo film, salvo sorprese eclatanti, come di un unico e isolato remake del Godzilla originale.

Tornano a noi, in Shin Godzilla le sequenze concernenti la colossale creatura (il cui nome nel film deriva dagli studi del defunto scienziato Goro Maki – omaggio al protagonista dei film di Godzilla del 67 e dell’84: rispettivamente Il figlio di Godzilla di Jun Fukuda, e il primo film dell’era Heisei Il ritorno di Godzilla di Koji Hashimoto) sono semplicemente maestose: girate con uno stile iperrealistico, a tratti rese ancora più vere da interventi di stampo documentaristico, il crescendo di caos e disperazione portato dalla creatura è possibile grazie a effetti speciali incentrati su una CGI piuttosto raffinata, esaltata da inquadratura panoramiche, aeree e dal basso che non risparmiano nulla in termini di dettaglio. Sembra di assistere alla diretta di un disastro autentico: e Godzilla è rappresentato perfettamente nella sua evoluzione, che lo rende via via sempre più imponente e pesante – opprimente nel suo incedere come un grattacielo organico di piani sempre maggiori, che attraversa la città calpestando e spazzando via ogni cosa.


Le sembianze iniziali del mostro in Shin Godzilla.


La sfida che si sono posti gli autori, infatti, sembra essere stata quella di creare un film in cui un mostro colossale si svelasse un poco per volta: aumentando, assieme alle sue dimensioni e alla sua sempre più evidente e inarrestabile pericolosità, il pathos consustanziale all’efficacia dell’opera. Come rendere tutto questo possibile? Ebbene, in Shin Godzilla il mostro, dal design interessantissimo, è un organismo mutante accelerato, figlio dell’energia nucleare di cui costituisce – di fatto – un reattore vivente. La sua straordinaria capacità è un adattamento velocizzato al mondo esterno, sintesi di ciò che normalmente (leggi: in tutti gli altri esseri viventi eccetto lui) richiederebbe ere, nel passare dal mare alla terraferma. Godzilla si presenta dunque, già assai grosso e devastante, in quella che però è soltanto la prima fase di 4, nella quale procede simile a un pesce che striscia fuor d’acqua. Otterrà la posizione eretta solo con la terza fase (la sequenza in cui si “mette in piedi” è allucinante!); e dopo aver vissuto tutta la sua parabola mutante, con la quarta – dove raggiunge ben 118 metri di altezza! – praticamente ci schiaccia dallo schermo.

All’angolo opposto a quello del campione troviamo il Governo giapponese – parimenti costretto a mutare attraverso varie formazioni del gabinetto delle autorità giapponesi, con l’ingrato compito di fronteggiare la creatura; ricevendo infine l’aiuto, non sempre propriamente richiesto e gradito, di forze esterne – USA in testa. Come dicevo il cast è enorme e di grande livello: e la resa della serietà, dell’impegno, nonché della disperazione del caso nella coralità della recitazione è molto, molto efficace. Dopo un’iniziale sottovalutazione del problema (riferimento nel riferimento a Fukushima), con un certo conflitto generazionale tra il segretario Rando Yaguchi e le cariche più alte (e più anziani in età), i nostri danno tutto nello sforzo sincero di salvare il loro paese. Quello che sulla carta potrebbe essere la cosa più noiosa del mondo – una lunga serie di dibattimenti burocratici – diventa puro action grazie a una regia e un montaggio impeccabili, eisensteiniani nella loro capacità di esaltare la coralità del film e caricare di significato ogni immagine.

Ma la minaccia è ignota e imponderabile, e inizialmente non possono fare molto di più che sperimentare, salendo progressivamente di grado nel contrattacco. Qui Hideaki Anno dà sfogo a tutta la sua passione per il mondo e i mezzi militari, dandone una rappresentazione piuttosto completa ed esaustiva… per quanto, in primo luogo, utile soltanto a far infuriare il mostro, e provocarne la violenta reazione a scapito della povera Tokyo.




Kaijū eiga e insieme disaster movie definitivo, dunque. Il caos ma dipinto con grande chiarezza: in quanto la regia, nelle mani capacissime di Hideaki Anno e Shinji Higuchi (con sceneggiatura di Anno ed effetti speciali di Higuchi), è precisa e mai sopra le righe. Hideaki Anno è celeberrimo in quanto creatore e regista di Neon Genesis Evangelion (1995-1996, serie anime che ha rivoluzionato il filone mecha) e fondatore dello Studio Gainax; mentre Shinji Higuchi, esperto di storyboard ed effetti speciali – famoso il suo lavoro a fianco di Anno nel già citato Evangelion – ha dalla sua l’eccellente lavoro negli effetti alla trilogia Heisei di Gamera (1995-’99, del già citato Shusūke Kaneko), altro celebre kaijū del cinema giapponese, e più recentemente l’esperienza come regista dei film live tratti dal manga di Hajime Isayama L’attacco dei giganti, ovvero Attack on Titan (2015) e Attack on Titan: End of the World (2015). Il legame dei due registi con Evangelion è stato sfruttato in una campagna di marketing con cui la Toho annunciò che, nell’allora imminente film, sarebbe avvenuto uno scontro tra Godzilla e l’EVA-01 di Shinji Ikari – campagna lanciata significativamente il primo d’aprile 2016, e rivelatasi in seguito uno scherzo.

Il risultato delle esperienze di Anno e Higuchi, si vede eccome! Anche senza affrontare l’EVA di Shinji, Godzilla è inquietante come un angelo di Evangelion: il mondo in cui si muove tra i palazzi, il suo sguardo insieme assente e penetrante, Il suo attacco radioattivo (forse il più impressionante di sempre)… e in effetti anche il Governo fa parecchio base Nerv in subbuglio! Inoltre, nella sua “passeggiata” a Tokyo, Godzilla risulta imponente, granitico e travolgente come il Titano colossale de L’attacco dei giganti. Una sintesi perfetta, un terrificante e inarrestabile alieno super-size venuto dal mare – non malvagio: semplicemente & indiscutibilmente altro e oltre. Un vero dio autosufficiente che passa sull’umanità con perfetta indifferenza, come noi faremmo sopra un formicaio




Un plauso particolare infine alle musiche di Shiro Sagisu, altro collaboratore di lunga data di Anno, per cui scrisse – indovinate un po’? – la soundtrack di Evangelion. E in effetti, la colonna sonora di Shin Godzilla questo è: un riuscito mix tra i classici pezzi godzilliani del leggendario Akira Ifukube, e uno score in perfetto stile (qualche pezzo sembra proprio preso di peso da) Evangelion. Il contrappunto sonoro perfetto ed esalante a un’operazione cinematografica riuscitissima.

Shin Godzilla era sotto molti aspetti il sogno proibito di ogni fan dei kaijū, che infine è stato realizzato. Siamo ora in trepidante attesa per la nuova fatica cinematografica di Anno e Higuchi, nientemento che Shin Ultraman ovvero un analogo reboot di Ultraman, di cui mostra il teaser tempo addietro. L'annuncio ufficiale dell'uscita, dopo vari rinvii dovuti a pandemia e relativi lockdown, dovrebbe ormai essere imminente!






SHIN GODZILLA (aka GODZILLA RESURGENCE, Giappone 2016), 120'
Regia di Hideaki Anno e Shinji Iguchi
Scritto da Hideaki Anno
CAST: Hiroki Hasegawa (Rando Yaguchi), Yutaka Takenouchi (Hideki Akasaka), Satomi Ishihara (Kayoko Ann Patterson), Ren Ohsugi (Primo Ministro Seiji Okochi), Akira Emoto (Ryuta Azuma), Kengo Kôra (Yusuke Shimura), Mikako Ichikawa (Hiromi Ogashira), Jun Kunimura (Masao Zaizen), Pierre Taki (Saigo), Kyûsaku Shimada (Katayama, Ministro degli Affari Esteri), Ken Mitsuishi (Kozuka, Governatore di Tokyo), Kimiko Yo (Reiko Hanamori, Ministro della Difesa).





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