APE VS. MONSTER | La "battaglia del secolo" (Godzilla vs. Kong) secondo The Asylum
Ormai è una vera e propria regola non scritta: un
blockbuster non è tale se The Asylum non ne realizza la sua propria versione
bootleg! Così, uscito Godzilla vs. Kong (nel frattempo anche in Italia, per
quanto non in sala), ecco puntualissimo l’instant mockbuster della premiata (si
fa per dire) casa di Sharknado e Z Nation.
Ovviamente è tutto pessimo e
poverissimo, con un picco particolare nella CGI. I due mostri giganti, un bel
po’ generici, avrebbero comunque del potenziale: carina l’idea dello scimpanzé colossale
Abraham in luogo del solito gorilla, che se realizzata degnamente potrebbe
risultare un bel po’ surreale; mentre il massiccio lucertolone Gila (parente
prossimo dello “Zilla”, il Godzilla americano di Roland Emmerich?) è comunque un potente bestione capace
di muoversi agevolmente scavando sottoterra.
Discreti concept e design,
insomma, se non fosse che le loro apparizioni (poche e brevi; e non che sia un
male…) facciano decisamente sanguinare gli occhi.
Siamo di fronte a uno di quei film Asylum prodotti
per fare puramente cassa. Non ci si prova neanche, ed è un peccato perché nella trama ci
sono diverse idee interessanti, tralasciando alcuni buchi narrativi e banalità
piuttosto evidenti.
Il film prende piede dall’improvviso ritorno sulla terra di una capsula, mandata nello spazio nei lontani anni Ottanta da una ipotetica missione congiunta tra USA e URSS, ovviamente ultra top secret (yankee e commie insieme!), volta a indagare l’esistenza di vita aliena. Cosa ancora più sbalorditiva, l’”astronauta” della capsula, cioè lo scimpanzé Abraham appunto, è non solo vivo e vegeto ma dotato di forza e dimensioni eccezionali, che continuano ad aumentare.
Infatti, la missione è stata a suo modo un successo: Abraham è entrato in contatto con un liquido verdastro di natura biologica, che è all’origine della sua trasformazione. Fato che colpirà anche un lucertolone che ne berrà un po’, diventando il malvagio mostro Gila. (Sulla questione della vita aliena c’è poi dell’altro, ma eventualmente lo scoprirete da soli...)
Il film prende piede dall’improvviso ritorno sulla terra di una capsula, mandata nello spazio nei lontani anni Ottanta da una ipotetica missione congiunta tra USA e URSS, ovviamente ultra top secret (yankee e commie insieme!), volta a indagare l’esistenza di vita aliena. Cosa ancora più sbalorditiva, l’”astronauta” della capsula, cioè lo scimpanzé Abraham appunto, è non solo vivo e vegeto ma dotato di forza e dimensioni eccezionali, che continuano ad aumentare.
Infatti, la missione è stata a suo modo un successo: Abraham è entrato in contatto con un liquido verdastro di natura biologica, che è all’origine della sua trasformazione. Fato che colpirà anche un lucertolone che ne berrà un po’, diventando il malvagio mostro Gila. (Sulla questione della vita aliena c’è poi dell’altro, ma eventualmente lo scoprirete da soli...)
Insomma, un
clone di ‘Godzilla vs Kong’ solo in parte, mixato con una buona dose di
Rampage, il videogioco diventato recentemente un piacevole popcorn movie (Rampage - Furia animale del 2018) con Dwayne "The Rock" Johnson.
Persino il versante umano della storia funziona discretamente, con personaggi ovvi
quanto volete ma tutto sommato meno odiosi e più sensati di quelli di Godzilla
vs. Kong. Sono tutte figure dell’ambiente militare (Pentagono e dintorni), tra
scienziati, uomini d’arme e politici: tra di essi spicca la protagonista, la
scienziata Linda Murphy (Arianna Scott), che è anche divenuta animalista in
rivolta al padre, lo scienziato responsabile del lancio di Abraham, che da
bambina conobbe nei laboratori gestiti dal genitore.
S’intreccia, pur malamente,
una discreta storia intorno al delirio di potere dell’essere umano, le sue responsabilità
e colpe verso la natura, con obsoleti ma in fondo divertenti riferimenti alla Guerra fredda (o “tiepida”
come la chiama Sean Connery in The Avengers – Agenti speciali).
Non sono mai stato un appassionato dei prodotti The Asylum, con l’unica
eccezione di Black Summer di Karl Schaefer (già showrunner di Z Nation) e John
Hyams (regista di due ottimi Universal Soldier con Jean Claude Van Damme), serie
horror su un’apocalisse zombie di Netflix che ho trovato veramente essenziale, ben
realizzata e godibilissima. Ad essere sincero, ho sempre avuto difficoltà anche solo a finirne i
lungometraggi.
Ma in questo caso, mi sento di dire che con cura e mezzi almeno
un po’ superiori, Ape vs. Monster poteva diventare un(o s)cult interessante.
Così, purtroppo, è solo l’ennesima curiosità per irriducibili della serie Z: che verrà rapidamente
dimenticato con l’arrivo del prossimo mockbuster, se non già con la fine della pizza che ci mangi
insieme.
CAST: Arianna Scott (Linda Murphy), Katie Sereika (Eva Kuleshov), Eric Roberts (Ethan Marcos), Shayne Hartigan (Jones/Blair), R.J. Wagner (Generale Delaney), Case Matthews (Capitano James Tsao), Quinn Baker (Sergente Shaw), Rudy Bentz (Noah Murphy).
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