UN PONTE PER TERABITHIA | Il potere dell'immaginazione, il dolore della realtà



Jess Aarons (Josh Hutcherson) è un ragazzino molto solo, che vive in aperta campagna, con due passioni nella vita: correre e disegnare, ma soprattutto disegnare. Incompreso dalla sua famiglia, brave persone troppo occupate a sbarcare il lunario per incoraggiarne la vena artistica, e bullizzato a scuola, il suo mondo cambia all’arrivo nella sua classe della vivace Leslie Burke (AnnaSophia Robb). Dopo un primo approccio non proprio positivo – lei lo straccia nella corsa, facendolo risentire non poco – tra i due, che si scoprono anche vicini di casa, nasce un’amicizia che diventerà sempre più profonda. Leslie ha infatti un’immaginazione sorprendente, e con Jess creano nei boschi vicini alle loro case un mondo fantastico chiamato Terabithia, del quale sono sovrani e gli eroi indiscussi di infinite avventure.

Un giorno, tuttavia, una terribile tragedia cambia di nuovo, per sempre, le cose…

“Hey, guarda, un racconto di formazione con aperture fantasy. Chissà, magari è leggero e divertente!”

Che mazzata che ho preso! Il tema della morte e del lutto non è raro nelle opere per ragazzi. Basti pensare all’animazione Disney, da
Bambi a Il Re Leone; o nella succursale Pixar a film come Up o Coco. In fondo crescere è un po’ fare i conti con la morte.

Raro, però, è che a mancare sia un personaggio così giovane, collegato in maniera così intima e complessa a un coetaneo protagonista. E ancora raro è vedere una rappresentazione dell’elaborazione del lutto, dei sensi di colpa, così dolorosa e reale.

Un Ponte per Terabithia (USA 2007, di Gabor Csupo)
, tratto dall'omonimo romanzo del 1976 di Katherine Paterson, film con la caratura di un classico nato, è una sorprendente e non banale riflessione sul trovare la forza e le motivazioni di andare avanti, facendo tesoro della ricchezza che chi non c’è più ha saputo donarci. Cosa tutt’altro che ovvia o semplice, come quest’opera non manca di farci avvertire.

Nondimeno
Un Ponte per Terabithia è un film che, al di là del messaggio positivo, presenta degli evidenti e interessanti lati oscuri. Per esempio che non tutti i malvagi (i bulli) si redimeno. O il fatto che un’immaginazione sviluppata – e anche un po’ al limite della schizofrenia – sia comunque una ben debole roccaforte rispetto alla crudeltà di un mondo così tristemente reale. 

E c’è poi il triste pensiero dell’ancor più triste morte di quel personaggio. Lasciata fuori campo, forse non a caso.




Originariamente pubblicato su Instagram.

Un ponte per Terabithia
su IMDb.


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