MEANDER | Tra CUBE e SOLARIS un survival movie claustrofobico e profondo
Sola e lontana da casa, una sera Lisa (Gaia Weiss) accetta un passaggio da un individuo che la rapisce. Rinvenuta, si ritrova reclusa in un’angusta e buia prigiona, indossando una strana tuta con un bracciale-torcia sul quale appare talvolta un timer. Superato il trauma iniziale, decide di entrare in uno stretto passaggio che si apre sul lato della sua bizzarra prigione; ma una volta entrata, dietro di lei una botola si chiude, costringendola a proseguire. Lisa dovrà dare fondo a tutte le sue risorse, nel tentativo di sopravvivere e fuggire da un claustrofobico labirinto irto di trappole letali.
Meander (Francia 2020, di Mathieu Turi) è un interessante fantahorror, che nella prima parte è sostanzialmente Cube (1997, Vincenzo Natali) virato verso Buried (2010, Rodrigo Córtes) e con un pizzico di The Descent (2005, Neil Marshall): con la protagonista sola in questi condotti strettissimi, costretta a difficili e dolorosi contorsionismi per sfuggire rapidamente alle sadiche trappole di cui sono disseminati. In seguito lo scenario evolve verso temi e metafore differenti, tra suggestioni gigeriane e riferimenti a classici come Solaris di Andrej Tarkovskij.
In definitiva una riuscita variazione sul tema, dalle pretese autoriali e profonde che non ne limitano tuttavia la cattiveria, con generose concessioni allo splatter e al gore (inquietante la sequenza del cadavere). Un low budget che compensa con passione e astuzia i pochi mezzi, poggiando quasi interamente su una protagonista piuttosto brava. Consigliato!
Originariamente pubblicato su Instagram.
Meander su IMDb.
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