LO SCIAME | Cavallette vampire e critica sociale




Dopo la morte del marito, Virginie (Suliane Brahim) è costretta a portare avanti da sola l’azienda di famiglia: un allevamento di cavallette a scopo alimentare che, con buona pace dell'ottimismo sul futuro dell’entomofagia, si trova sull’orlo della bancarotta. Inevitabilmente le difficoltà lavorative si ripercuotono anche sulla sua vita familiare, corrodendo sempre più i rapporti con i suoi due figli: in particolare con la maggiore, l’adolescente Laura (Marie Nardonne), che a scuola viene crudelmente bullizzata dai compagni.

La vita alla fattoria di Virginie procede dunque all’insegna del disagio e della disperazione, sinché un giorno la donna non scopre quanto le sue bestiole siano ghiotte di sangue, che le rende molto più forti facendole moltiplicare come… beh, come cavallette. La produzione riprende positivamente, e Virginie accantona l’idea di vendere tutto. Però, la crescita della produzione significa anche crescita del lavoro, nonché necessità di maggiori risorse: tra cui soprattutto sangue, sangue, e ancora sangue. A cominciare dal proprio, ma non solo…


La Nuée, uno di quegli sfortunatissimi film selezionati per la 73esima edizione (2020) del Festival di Cannes (nella fattispecie, per la Settimana della critica), poi annullata per via del lockdown causato dalla pandemia, dunque mai uscito nemmeno in sala, trova finalmente diffusione e visibilità su Netflix. Il primo lungometraggio di Just Philippot è un horror indipendente e marcatamente autoriale, con il suo coté fatto di camera a spalla, fotografia en plein air, lunghi dettagli degli insetti, evidente valenza metaforica social-politica, eccetera... buono però più nelle intenzioni che nei risultati.

A cominciare dal fatto che, più che un horror, sia in realtà una sorta di disturbing drama con alcune sequenze horror. Qualcuna anche discretamente “forte” (se siete cinofili oltre che cinefili, una in particolare…) ma niente di particolarmente insostenibile. E neanche così "disturbing" come "drama" a dirla tutta: Lo sciame è essenzialmente un film drammatico che parla della condizione alienante e avvilente di una certa dimensione del lavoro (“dare il sangue sul lavoro”, letteralmente), e soprattutto delle sue ripercussioni sulla quotidianità: con il risultato paradossale – ma non troppo – di ledere proprio quegli affetti per i quali si ritiene di lottare. 

Ma se da un lato la metafora è troppo netta, finendo col mangiarsi la narrazione (troppo smaccatamente illustrativa), dall’altro la sceneggiatura di Jérôme Genevray e Franck Victor fallisce nel costruire un’evoluzione solida e significativa del rapporto tra le due protagoniste, annacquato tra l’altro dall’eccessiva durata del film. E nonostante Suliane Brahim e Marie Nardonne siano davvero bravissime, il racconto si trascina stancamente sino agli ultimi minuti del (troppo)lungometraggio, e quello che dovrebbe essere il suo climax arriva sgonfio e debole; con una scena finalissima che proprio bah. Ci voleva più sangue per il film e meno per le cavallette, verrebbe da dire.


A conti fatti, un altro horror che, nonostante i suoi evidenti difetti, ha dalla sua una certa originalità (un beast/animal movie impegnato, cosa non comune), una buona fattura tecnica e due ottime protagoniste.

Come vi dicevo, Lo sciame è disponibile in esclusiva su Netflix.




LO SCIAME (Francia 2020)
Regia di Just Philippot
Scritto da 
Jérôme Genevray e Franck Victor
CAST: Suliane Brahim (Virginie Hébrard), Marie Narbonne (Laura Hébrard), Sofian Khammes (Karim), Raphael Romand (Gaston Hébrard).




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