DEMONIC | Mondi virtuali e possessioni demoniache secondo Neill Blomkamp




Il nuovo film di Neill Blomkamp si apre su una sequenza tanto onirica quanto mimetica. Carly (Carly Pope) si trova in aperta campagna, e seguendo le lontane suppliche di sua madre Angela (Nathalie Boltt), viene attirata dentro un enorme sanatorio. L’edificio sembra abbandonato: eccetto Angela, che seduta su uno spoglio lettino, “saluta” la figlia appiccando un incendio. Una sequenza che è simbolo e presagio di quanto seguirà. 

Da molti anni Carly ha rotto ogni rapporto con la madre, rea di atroci delitti che le sono costati l'ergastolo, non senza riflettersi negativamente anche sul nome della figlia. Carly è tuttavia riuscita a ricostruirsi una vita, trasferendosi lontano dai luoghi della sua infanzia, e abbandonando la folle genitrice al suo destino e all'oblio. 


Tutto questo almeno sino ad oggi, quando Angela riappare improvvisamente nell'orizzonte di sua figlia. Carly viene contattata poiché sua madre, colpita dalla rara "sindrome del chiavistello" (locked-in syndrome), è stata fatta uscire dal carcere, per poter essere curata in un’avveniristica struttura ospedaliera. Nota anche come "pseudo-coma", la sindrome del chiavistello consiste nella paralisi totale del corpo, tale da somigliare a uno stato vegetativo: in realtà è una condizione del tutto differente, poiché la coscienza è vigile e attiva, ma imprigionata in membra completamente inerti.

Per migliorare le terribili condizioni di questi sfortunati malati, è stata realizzata una terapia specifica: una sofisticata simulazione virtuale capace di ricreare, a partire dai ricordi del degente, un ambiente familiare; in cui costui, tramite un avatar a propria immagine, possa esperire la condizione illusoria di muoversi e interagire come se fosse ancora sano e – per esempio – tranquillamente a casa sua. 


Non solo: è possibile anche farlo “visitare” da un congiunto; generando un altro avatar con le sembianze di quest'ultimo, e utilizzandolo quale tramite per proiettarne la coscienza nella simulazione del malato. Un metodo tra l'altro utile  spiegano nella finzione del film gli specialisti della clinica  per poter valutare più da vicino le condizioni del paziente. È questo lo scopo della chiamata di Carly: la quale nonostante detesti la madre, accetta titubante, infine, di entrare nella simulazione.

Tuttavia, una volta dentro la "mente" di Angela, Carly scopre uno scenario molto differente da quello che si aspettava di trovare: la simulazione rappresenta la sua casa d’infanzia, piuttosto fedele e confortevole; sua madre è ringiovanita e apparentemente serena; e soprattutto, sua madre si mostra lucida e amorevole, rivolgendosi alla figlia con preoccupazione, pregandola di dimenticare tutto e non tornare mai più da lei. Che ne è stato del mostro omicida che ha rovinato la vita di Carly, assieme a quelle di tante altre innocenti persone? Che senso hanno le sue raccomandazioni?


Girato nel 2020 in una Colombia britannica (Canada) in pieno lockdown, e presentato alla Berlinale del 2021, Demonic è un horror fantascientifico che mescola psicologico e sovrannaturale in modo inizialmente interessante, a partire da ottime idee. Che tuttavia si perdono pian piano nei cliché degli horror mainstream odierni: confermando, purtroppo, le difficoltà di Blomkamp nel ritrovare i fasti dell’ormai lontano District 9 (2009).

Demonic
inizia molto bene con questa invenzione della cura sperimentale. La simulazione virtuale è tra l’altro resa con buoni effetti speciali, verosimili e mai invadenti: con personaggi rielaborati in rotoscopio (con una resa simile a quella di Waking Life, 2001, di Richard Linklater), immersi però in ambienti imperfetti, continuamente corrosi da glitch disturbanti. Un virtuale che ha il gusto del fantasmatico, per una scelta estetica davvero molto azzeccata. 

Purtroppo tutto questo dura molto poco: praticamente giusto il tempo della rivelazione circa il reale artefice dei crimini di Angela ("rivelazione" che poi tale non è, sgamata sin dal titolo nonché praticamente in ogni sinossi, trailer, intervista, ecc... con i quali si è presentato il film), 
per poi lasciare spazio ai suddetti cliché. Con un demone dal design potenzialmente interessante, ma che non farà mai realmente paura manco per sbaglio.

Presumo che con Demonic il regista sudafricano 
– ma naturalizzato canadese – intendesse puntare su altro, che non su un mero colpo di scena. Mi chiedo però, e sinceramente, su cosa


Ci sarebbero un altro paio di trovate potenzialmente interessanti: un plot twist (questo vero) inefficacemente anticipato dagli spiegoni dell’amico di Carly (il complottista Martin, interpretato da Chris William Martin), poi buttato alle ortiche sprecando una possibile e suggestiva svolta action; e un finale che nella sua fredda semplicità azzecca almeno l’ambiguità essenziale fra reale, virtuale e onirico che si è espressa... pardon, che si sarebbe voluto esprimere nel film. A ben vedere, due trovate che fotografano molto bene l’ondivaga insicurezza stilistica di tutta l’opera: tanto eccessivi gli spiegoni di Martin, quanto oltremodo coinciso il finale.

Per chi attende il ritorno del Blomkamp di District 9, mettetevi pure l’animo in pace: sarà per un’altra volta. Meglio rivedersi piuttosto gli straordinari corti dei suoi Oats Studios su YouTube (Zygote il mio favorito in assoluto).

Demonic
è un film al massimo dignitoso, che potrà senz’altro piacere agli amanti più hardcore degli horror demoniaci odierni, in quanto "strana variazione" sul genere... ma finisce lì. Anche con il capro espiatorio del lockdown, questo film resta un avvilente festival di occasioni tristemente sprecate.



DEMONIC (Canada 2021), 104'
Scritto e diretto da Neill Blomkamp
CAST: Carly Pope (Carly), Chris William Martin (Martin), Natalie Boltt (Angela), Michael J. Rogers (Michael), Terry Chen (Daniel).






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