JERUZALEM | L’Apocalisse a Gerusalemme attraverso gli occhi di internet




Un video, datato 1972, mostra un concitato esorcismo in quel di Gerusalemme, eseguito da molti rappresentanti di tutte e tre le religioni monoteistiche abramitiche riuniti. La posseduta, una donna, è ormai fuori controllo e ai presenti rimane un'unica cosa da fare: ucciderla con un colpo di pistola. Prima che si ci riesca, tuttavia, la sfortunata si trasforma in una grottesca figura demoniaca, con tanto di ali pipistrellesche sfilacciate.

Giorni nostri. Sarah (Danielle Jadelyn) e Rachel (Yael Grobglas) sono due belle studentesse americane di origini ebraiche, in partenza per una vacanza in Israele. Sarah ha ricevuto in regalo dal ricco papà un paio di smart glasses, che costituiranno anche il nostro punto di vista sul viaggio delle due avvenenti ragazze. Arrivate a Tel Aviv, Sarah e Rachel decidono di cambiare meta per Gerusalemme, convinte in ciò dal bel Kevin (Yon Tumarkin), uno studente d’antropologia conosciuto sull'aereo. Nella Città Santa alla compagnia si aggiunge anche l’arabo Omar (Tom Graziani, che by the way non credo proprio sia arabo...), figlio del proprietario dell’albergo dove i nostri soggiornano, che diventerà il loro cicerone per locali e quant’altro.


"Yeeeh! È la fine del mondo!!!" (Rachel, la bellissima Yael Grobglas).

Si beve e tromba alla grande, alla faccia della santità e delle chiese. Ma una serie di circostanze – vari riferimenti al video del ’72 – ci fanno capire che il party time (cit. Omar) non durerà a lungo. E in pieno Yom Kippur il disastro accade: quando la porta dell’Inferno di Gerusalemme (una delle tre nel mondo secondo il Talmud, assieme a quella nel Deserto e quella di Sunnydale mi pare) si apre liberando demoni ovunque. 

Sarah e gli altri dovranno riuscire a sopravvivere all'Apocalisse, trovando una via di fuga da una città sotto quarantena armata.


Le porte di Gerusalemme sigillate dall'esercito.

JeruZalem, con quella Z in rilievo che sta per zombie, anche se di zombie sostanzialmente non ne vedrete affatto (vi spiego più sotto), è un interessante horror found footage basato su un concept niente male: sfruttare il peculiare punto di vista degli smart glasses. Che Sarah si troverà costretta a tenere sempre grazie a un semplice escamotage narrativo, ovvero il furto del suo zainetto contenente gli occhiali da vista standard. 

Gli smart glasses, essenzialmente occhiali con un computer incorporato che permette al possessore di interagire sia con il Web, sia con la realtà circostante attraverso app e risorse del Web (realtà aumentata), offrono una buona opportunità di sperimentare soluzioni visive e narrative particolari. In un range di possibilità che vanno dalla soggettiva piena (quando indossati, il POV degli occhiali coincide essenzialmente con quello dell’utilizzatore, cioè principalmente Sarah) ad altre analoghe a quelle di una videocamera (quando tolti sono similmente posizionabili e "invadenti"); nonché da un realismo "puro" (quando "inquadrano" senza l'intervento di app) sino a vari gradi di integrazione con internet e la sua dimensione virtuale, in una direzione che declina il found footage tradizionale verso il più recente cinema screen share e livestream.

Tramite Facebook gli smart glasses identificano Rachel come single;
eppure la incontriamo in presenza del suo ragazzo (dietro)...

Sempre tramite Facebook, gli smart glasses ci presentano Kevin
prima ancora che sia lui a farlo.

Nel primo caso si considerino quali esempi la sequenza (castamente) erotica in cui Sarah appoggia gli occhiali sul comodino, o quella precedente in cui li presta a Kevin riprendendo così sé stessa in procinto di fare un blowjob al ragazzo. Nel secondo caso, queste stesse scene, ma dal momento in cui vengono integrate dalle risorse dei glasses: il blowjob interrotto da una infelice battuta di Kevin su una presunta "foto con un ex" di Sarah, che invece – all'anima della gaffe! – è il suo fratello deceduto; e quella comica chat in cui il padre, due volte inascoltato durante l'amplesso della figlia, le raccomanda vanamente di "comportarsi bene".

Più avanti, un'altra sequenza interessante è quella del delirio di Sarah: che scambia per un momento i demoni che l’attaccano per gli zombie di un videogame a realtà aumentata, giocato brevemente all’inizio del film in casa sua. (Tra l'altro gli zombie del gioco sono gli unici "veri" zombie di tutto il film!)

Sarah (Danielle Jadelyn) in procinto di fare un blowjob a Kevin, che indossa gli smart glasses.
Ma non scaldatevi troppo, poiché quella foto nell'angolo creerà problemi... 

Contaci papà, contaci...

Purtroppo JeruZalem è anche uno di quei film che testimoniano come un buon concept non sia certo sufficiente a raggiungere l’eccellenza. Dopo il falso video ritrovato che fa da incipit, JeruZalem si può dividere agevolmente in due parti: la prima, “turistica”, che scivola piacevolmente (buona la regia, discreti gli interpreti, pittoresche le location) introducendo elementi che esploderanno nella seconda, nonostante qualche contorsione di troppo, complicanti inutilmente le cose – su tutti, il personaggio di Kevin che oscilla frenetico e indecisissimo tra vari ruoli: esperto, viveur, vittima, e Jahvè solo sa che altro. La prima parte è davvero uno spottone per il turismo a Gerusalemme ed Israele, tra cultura ed edonismo, che si protrae molto a lungo.

Questo non troppo stranamente, perché quando arriva la seconda parte, cioè quella dell’Apocalisse vera e propria, JeruZalem mostra tutti i suoi limiti di film low budget, nonché di progetto assai velleitario. Tra effetti speciali degni della peggiore The Asylum, nonostante l’ovvia strategia di "riprenderli male" cercando malamente di mascherarne l'oggettiva pochezza; e un citazionismo davvero troppo fine a sé, che pesca copiosamente da classici del filone (riconoscerete tra gli altri The Blair Witch Project, Cloverfield, REC, e certi celebri segmenti dalla serie cinematografica V/H/S) senza riuscire mai a elevarsi per conto proprio, determinando anzi una scrittura "compartimentata" che distrugge la scorrevolezza della prima parte. 


"Bubù-settete!"

Si risolve qui anche il mistero di quella Z: inizialmente si era effettivamente pensato di utilizzare gli zombie, ma con quegli effetti non si poteva osare. Così si è preferito optare per più sfuggenti e astratte – leggi: abbozzate – creature demoniache, essenzialmente di due tipi: il demone alato, teoricamente presente in più esemplari (anche se raramente se ne vedrà più di uno); e un gigante che s’intravede malissimo in un paio di momenti, per poi scomparire magicamente nelle riprese aeree, dove in teoria dovrebbe svettare. Degli zombie restano comunque cenni e tracce (per esempio quelli del gioco all'inizio del film), tra i quali la più disgraziata viene legata alla sottotrama del fratello morto della protagonista.

I registi nonché sceneggiatori di JeruZalem, i fratelli Doron e Yoav Paz, hanno idee, tecnica e buona volontà; ma anche tanta pedanteria che finisce con l’affossarne il lavoro proprio quando, invece, dovrebbe prendere il volo. Ci sono tuttavia nel film anche degli interessanti, sebbene frammentari e irrisolti, riferimenti storici e politici: il 1972, anno dell'esorcismo del video, come inizio di una crisi epocale; lo Yom Kippur, che è celebrazione religiosa ma anche un evidente riferimento alla guerra del '73; ancora la guerra con la quarantena militare e i bombardamenti; la vicenda dei pazzi internati, simbolo di avversari e dissidenti messi a tacere; la rabbia di Omar contro i militari israeliani. 


JeruZalem alla fine è forse più fumo che arrosto. Ma è anche il figlio buono e volenteroso, che s’impegna molto ma non riesce lo stesso: devi proprio essere stronzo per non volergli bene comunque.

Se poi siete particolarmente interessati a found footage & dintorni,
JeruZalem è di sicuro una visione non banale, con molte diverse degne di analisi.




JERUZALEM (Israele 2015)
scritto e diretto da Doron e Yoav Paz
CAST: Sarah (Danielle Jadelyn), Rachel (Yael Grobglas), Kevin (Yon Tumarkin), Omar (Tom Graziani).







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