PHANTOM STALKER WOMAN | Minetarō Mochizuki racconta una terrificante leggenda urbana



Il Giappone, già terra dal folklore inesauribile con i suoi numerosi e inquietanti yōkai – i mostri della tradizione giapponese, per l’appunto – ai nostri giorni amplia persino il suo catalogo, grazie all’immaginifica proliferazione delle cosiddette “leggende urbane”. Un fenomeno davvero interessante per chi si occupa di narrazioni (più o meno) spontanee; radicate nella società presente, nelle sue angosce e idiosincrasie, trasfigurate talvolta in vicende e figure dal sapore di nuove mitologie. Restando nei paraggi nipponici, dobbiamo a questo tipo di racconti popolari, per esempio, notissime saghe cinematografiche quali quelle scaturite dai film Ring (1998, Hideo Nakata) e Ju-on (The Grudge, 2002, Takashi Shimizu), veri e propri franchise di enorme successo mondiale. 

Un esempio notevole di leggenda urbana, trasposta stavolta in manga, ci viene da questo Phantom Stalker Woman, edito da Star Comics nella sua importante collana Umami. L’autore è Minetarō Mochizuki, prolifico Maestro del fumetto giapponese noto anche in Italia per opere quali Dragon Head, Chiisakobe, Tokio Kaido e L’isola dei cani, adattamento nella nona arte dello splendido film d’animazione (2018) di Wes Anderson.




In Phantom Stalker Woman facciamo la conoscenza di Hiroshi: un banale studente universitario giapponese, che abita in affitto in un piccolo appartamento, passando le sue giornate tra uno studiare svogliato, qualche amico e la prospettiva di una storia con una graziosa ragazza. La sua esistenza prenderà tuttavia una piega decisamente assurda la notte in cui, seccato dal suonare e bussare insistente alla porta del suo vicino in ore tarde, avrà l’infausta idea di aprire per verificare di chi si tratti, e cosa diavolo voglia a quell’ora.

Hiroshi incontrerà così Sachiko: una donna altissima, dai lunghi capelli neri e l’espressione ottusa, che indossa un vecchio impermeabile e porta sempre con sé due grossi sacchi da spesa. Costei, con l’iniziale motivazione di rintracciare il vicino di Hiroshi, invaderà in maniera sempre più possessiva e preoccupante la vita del ragazzo, senza nessuna pietà per la sua privacy, né per i suoi affetti più intimi. Presto dimenticato il fantomatico vicino, Sachiko diventerà l’incubo vivente di Hiroshi, ormai perduto in un abisso di paranoia causato da quella che sembrava una comune e innocua mentecatta. Ma chi o cosa è, dunque, Sachiko?




Il Maestro Mochizuki racconta in modo ispirato una leggenda urbana paurosamente affascinante, che in questa sua versione si colora di kafkiano: con l’incomprensibilità di una condanna che aumenta vertiginosamente di fronte a qualsiasi tentativo di colmarla di significato. Con il protagonista siamo presi in questa spirale senza possibilità di scampo, illustrata mirabilmente dallo stile grafico tra il realistico e il grottesco dell’autore, che si fa via via più tenebrosa e asfissiante con il procedere del racconto. 

Phantom Stalker Woman è un racconto autoconclusivo denso e accattivante, che consiglio senz’altro agli appassionati dell’horror più creepy e delle leggende urbane.




PHANTOM STALKER WOMAN (Giappone 1993)
di Minetarō Mochizuki, volume unico.
Edizione italiana Star Comics 2021.

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