PACIFIC RIM: LA ZONA OSCURA st. 1 | Sopravvivere a un’apocalisse kaijū nei deserti di Mad Max


Il film Pacific Rim (2013) di Guillermo del Toro, scritto assieme a Travis Beacham autore del soggetto originale, è stato un autentico evento per la cultura pop. Per la prima volta robottoni e mostri giganti, eredi degli anime e dei kaijū-eiga che, dal Giappone, avevano saputo imporsi nell’immaginario di fan da tutto il mondo, si scontravano sul grande schermo, in un film di qualità realizzato con grandi mezzi produttivi. Una svolta decisiva in un discorso da tempo aperto da alcuni nobili, ma inevitabilmente limitati esperimenti nell’ambito dei B movie: tra i quali un mio cult personale, l’affascinante Robot Jox (1989) del compianto Stuart Gordon. 

E con il sequel Pacific Rim: La rivolta (2018) di Steven S. DeKnight, con del Toro passato nelle “retrovie” della produzione, si esprimeva l’evidente volontà di rendere l’universo degli Jaeger (i titanici mecha dei terrestri) in lotta con i Kaijū (i colossali mostri degli invasori) un vero e proprio franchise. Presto volto in direzione propriamente transmediale con un serie di fumetti prequel (in Italia è arrivato Pacific Rim: Storie dall’Anno zero) per approfondirne e ampliarne gli elementi costitutivi.

Il progetto prosegue con la serie anime Pacific Rim: La zona oscura (Pacific Rim: The Black), un’esclusiva Netflix la cui prima stagione (di 7 episodi) è presente nel catalogo della celebre piattaforma streaming da pochi giorni. Con essa, Pacific Rim fa così il suo debutto anche nell’animazione seriale in CGI tridimensionale.


La trama: sulla scia di quanto narrato in Pacific Rim: La rivolta, si formano in tutto il mondo nuove brecce (le fenditure, geologiche ma in profondità dimensionali, attraverso le quali i Kaijū sono inviati sulla Terra). In Australia ciò accade nel cuore del continente, e l’emersione di numerosi Kaijū soverchia le difese degli Jaeger residenti. Presto la situazione sfugge di mano, e l’evacuazione di tutti gli abitanti resta l’unica opzione. L’Australia è ufficialmente “zona oscura” (the Black), ovvero territorio dominato dagli invasori.

La giovane Hayley e suo fratello maggiore Taylor sono i figli dei due piloti dello Jaeger Hunter Vertigo. I due ragazzi stavano per lasciare il Paese, ma un attacco Kaijū – salvati per il rotto della cuffia dallo Jaeger dei genitori – lo ha impedito. Isolati, con Hunter Vertigo danneggiato e con le batterie in esaurimento, i loro genitori si convinsero infine a tentare il tutto per tutto, cercando di raggiungere la capitale Sidney in cerca di soccorsi. A malincuore decisero perciò di lasciare i loro figli in un accampamento di emergenza; promettendo di tornare a riprenderli, pur sapendo che probabilmente non ce l’avrebbero fatta a sopravvivere

Da allora sono passati cinque anni. Taylor è rimasto nonostante tutto fedele alla promessa fatta ai genitori, intendendo restare all’accampamento in attesa del loro ritorno. Mentre Hayley, apparentemente più audace, insiste per partire in cerca di soccorsi e dei genitori scomparsi. Un giorno Hayley s’imbatte per caso in una base sotterranea abbandonata, dove rinviene un vecchio Jaeger da addestramento, Atlas Destroyer, senza armi ma dotato di una loquace A.I. di nome Loa, preposta a istruire le reclute. Il ritrovamento riaccende le speranze della ragazza, che infine riuscirà a convincere il fratello (che ha già ricevuto l’addestramento da pilota) a partire sul mecha con lei. Purtroppo, proprio la scoperta dello Jaeger determinerà anche un grave incidente (ci torneremo), che segnerà profondamente Hayley; e sarà solo il primo di una lunga serie di difficoltà, che i due fratelli dovranno affrontare per... beh, per il momento per arrivare almeno in fondo a questa stagione! ^^


Pacific Rim: La zona oscura, scritta da Greg Johnson e Craig Kyle (autori di molti film animati Marvel) per la regia di Masayuki Uemoto, Susumu Sugai and Takeshi Iwata, è prodotta dalla divisione televisiva di Legendary, e realizzata da Polygon Pictures, studio giapponese specialista in 3DCG (Knights of Sidonia, Aijin: Demi Human, e altre celebri collaborazioni con gli USA quali Star Wars: The Clone Wars, Transformers: Prime e Big Hero 6: The Series). Sinora questo spin-off animato di Pacific Rim risulta un’ottima e appassionante serie animata, che riesce efficacemente ad espandere l’universo di partenza, senza per questo rinunciare a una propria peculiare identità. Cosa che la rende potenzialmente godibile anche per chi, ipoteticamente, si dovesse affacciare per la prima volta al mondo di Pacific Rim proprio con questo anime.

Per un cinefilo, il nome Australia evoca quasi automaticamente la saga di Mad Max, creata da George Miller nell’ormai lontano 1979 con il film Interceptor (in originale Mad Max appunto), che annovera sinora quattro film tra i quali quel recente e incredibile capolavoro che è Mad Max: Fury Road (2015, George Miller). Proprio in questa direzione – con più di uno sguardo a survival recenti come The Walking Dead e The Last of Us – si muove Pacific Rim: La zona oscura, aggiungendo toni post-apocalittici alla caratterizzazione già catastrofica del materiale originale. A tale proposito, posso rassicurarvi: a dispetto dell’incipit (i fratelli adolescenti che vogliono ritrovare i propri genitori), che potrebbe far temere un prodotto edulcorato e “family friendly”, Pacific Rim: La zona oscura, picchia e graffia con godibilissima cattiveria; risultando anzi un prodotto adulto, sorprendentemente cupo e pessimista.


Ciò emerge sin dal primo episodio, con l’attivazione di Atlas Destroyer da parte di Hayley. Quello che lì per lì sembra un inizio molto positivo per i protagonisti, si tramuta subito in drammatico disastro (il grave incidente che anticipavo) con lo Jaeger che attira un Kaijū, determinando la distruzione dell’accampamento dei due fratelli, con l’uccisione di tutti i loro compagni. Non solo: Atlas Destroyer, il robot gigante che in narrazioni più vetuste darebbe subito inizio alla rivalsa dei protagonisti (pensate a uno scenario alla Mazinga Z, con il protagonista Koji che scopre il robottone e subito riesce a sconfiggere i mostri del Dr. Hell), a causa della sua assenza di armi ma soprattutto dell’inesperienza dei due ragazzi, per buona parte della stagione non sarà affatto così risolutivo. E questo, appunto, è solo l’inizio…

Scelte narrative ottimali, che permetteranno un’interessante crescita – già in questi primi sette episodi – di Taylor ed Hayley. Il loro viaggio sarà tutt’altro che semplice, e le decisioni che dovranno prendere complesse, non solo nel conflitto con i Kaijū: in ossequio all’adagio “gli umani sono i veri mostri” – e ovviamente a scenari alla Mad Max – una parte importante di questa prima stagione vede l’incontro/scontro dei due protagonisti con un’umanissima congrega di criminali razziatori in moto, guidati da una sorta di letale boss mafioso. 


Per quanto riguarda invece gli aspetti più propriamente legati al "retaggio" di Pacific Rim, nel corso della serie verranno introdotte alcune interessanti elementi: in parte approfondimenti di cose già viste nei due film, in parte vere e proprie innovazioni. Per esempio gli Squartatori (Rippers), Kaijū di dimensioni ridotte, dall’aspetto di enormi cani che infestano le città abbandonate; un Bio-Mech, uno Jaeger ibridato con un Kaijū come quelli visti in Pacific Rim: La rivolta; e un’altra creatura ibrida di cui non vi anticiperò. Viene inoltre approfondito il fenomeno del drift, la connessione neurale che permette ai piloti di far muovere uno Jaeger, con una serie di implicazioni interessanti – di marca puramente cyberpunk – circa questioni identità e memoria.

La regia è molto buona, soprattutto nelle sequenze d'azione che sono generalmente ben gestite. La scrittura anche, seppure in alcuni casi giri un po' a vuoto dilungandosi inutilmente, o proponendo soluzioni non sempre così brillanti. I personaggi sono gradevoli ma abbastanza stereotipati: per quanto, come ho già scritto, ci sia un'evoluzione, specialmente (com'è ovvio) nel caso dei due protagonisti. Che risulta interessante già nel contesto di questa prima stagione, e che fa ben sperare nel prosieguo.


Ma il grande cruccio di questo progetto era ovviamente l'animazione. Questo tipo di 3DCG, che è il marchio di Polygon Pictures, in passato ha dato infatti risultati piuttosto alterni, non certo unanimamente apprezzati dagli appassionati. Nel caso di Pacific Rim: La zona oscura lo sviluppo tecnico dell'animazione in CGI tridimensionale ha raggiunto ormai un ottimo livello in termini di realismo e fluidità, sposandosi con un bel design a cominciare dalle scelte cromatiche per ambienti, mecha e creature. In soldoni, la serie è cupa nelle atmosfere senza esserlo (almeno sempre) nelle immagini: il che la rende chiara e piacevole da seguire.

Gli 
Jaeger in particolare rappresentano un buon compromesso tra l'estetica del primo e del secondo film: moderni ma realistici, nell'animazione sono agili sì, ma recuperano anche una gradevole pesantezza nei movimenti. 

Meno bene va invece con i personaggi umani: il character design, come accade del resto in molti prodotti Polygon (almeno quando il chara è lasciato allo studio giapponese...), è abbastanza gradevole ma anche molto piatto e ripetitivo. Funziona in alcuni casi (Hayley è indubbiamente graziosa), ma certo non aiuta molto nel rafforzare l'identificabilità dei personaggi.


Al di là di queste critiche, in conclusione ribadirei come la prima stagione di Pacific Rim: La zona oscura si presenti globalmente come riuscita: un'interessante espansione del dittico cinematografico, coerente con il materiale originale seppur dotata di uno spirito proprio. Una serie gradevolmente adulta e cupa, nella quale l'universo di Pacific Rim viene ulteriormente esplorato in una nuova e appassionante avventura, dall'ambientazione e i toni più post apocalittici che mai!

La prima stagione di Pacific Rim: La zona oscura è già disponibile su Netflix.




PACIFIC RIM: LA ZONA OSCURA (USA/Giappone 2021-...)
Serie anime, prima stagione, 7 episodi da circa 25' l'uno
Regia di Masayuki Uemoto, Susumu Sugai e Takeshi Iwata
Scritto da Greg Johnson e Craig Kyle



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