WILLY’S WONDERLAND | Qualcuno salvi gli animatroni da Nicolas Cage!



Nicolas Cage vs. i bootleg degli animatroni di Five Nights at Freddy’s. Questo è Willy’s Wonderland, comedy horror con tanta azione splatterosa – ma sono soprattutto litri di lubrificante – e nuovo capitolo whatafuck della copiosa filmografia del recente Cage. Che comprende titoli spiazzanti come Mandy (2018, Panos Cosmatos), Il colore venuto dallo spazio (2019, Richard Stanley), Jiu Jitsu (2020, Dimitri Logothetis), e Prisoners of the Ghostland (2021, Sion Sono) tra i tanti. E il carismatico attore non sembra minimamente intenzionato a fermarsi.
 
La trama di Willy’s Wonderland è prevedibilmente ridotta all’osso. Cage recita la parte di questo tizio taciturno  e in maniera piuttosto radicale, se considerate che in tutto il film non apre mai bocca!  che a causa di un incidente molto sospetto si ritrova bloccato nella classica cittadina americana di provincia dove non c’è nulla. A parte un’attrazione dismessa, il Willy’s Wonderland del titolo: un tempo un grande e vivace ristorante per famiglie, con giochi e divertimenti annessi; ora un luogo abbandonato, fatiscente e – come apprendiamo già nell’incipit del film – tutt’altro che sicuro. 


E fra i divertimenti del Willy’s Wonderland spiccavano senz'altro quelle che erano le sue mascotte: questi grossi animatroni dalle fattezze di animali antropomorfi, tra cui l'eponimo Willy la Donnola (Willy Weasel), più un cavaliere e una fata. Ovvero i componenti una band meccanica che suonava e cantava durante i pranzi e le feste del locale, con tanto di famosa pubblicità con ameno jingle annesso. Animatroni che, apparentemente, giacciono ormai inerti e rovinati sul palco del locale.

Essendo impossibilitato a pagare le spese di riparazione della sua auto, il nostro anonimo Nic, che per tutto il film sarà chiamato semplicemente il Custode, accetta un lavoro in sostituzione del cash. Si tratta di badare al Willy’s Wonderland tutta la notte, ripulendolo da cima a fondo. Cosa che peraltro farà, con una dedizione ammirevole, nonostante il piccolo inghippo degli animatroni maledetti che cercheranno di trucidarlo. Ma le povere bestie (pur meccaniche) non sanno proprio chi hanno contro...


Dunque, perché guardare Willy’s Wonderland? Risposta: per l’assurdo e interessantissimo personaggio che il protagonista Nicolas Cage mette in scena. Una parodia stra-esagerata dell’action man “casual”, che arriva a toccare il nodo teorico della superfluità della caratterizzazione di questo tipo di personaggio. Un’idea, fra l'eccesso sperimentale e la critica avversa (che se ne fanno, in fondo, i personaggi di pura azione di un background?), che emerge ciclicamente nei dibattiti intorno al cinema di genere: soprattutto quello più povero, di serie B (e oltre), nel quale Willy’s Wonderland può essere tranquillamente annoverato. 

Il Custode non parla mai, non ha nessun straccio di storia personale, e non mostra minimamente emozioni; neppure un briciolo di paura di fronte a una (oggettivamente preoccupante) minaccia sovrannaturale. Ma a ben vedere – e qui sta il punto – non si può dire neppure che mostri autentico coraggio, né tantomeno vero e proprio eroismo. La sua virtù consiste esclusivamente in reazioni iper-aggressive contro quei poveri cristi di animatroni, che s’illudono di poterlo soggiogare. Reazioni che, alla fine, non alcun valore sostanzialmente differente rispetto all'esagerata meticolosità, che mostra nel pulire i locali del Willy's Wonderland. 



In fondo il Custode è esso stesso una macchina, alimentata a caffeina (vedi la faccenda delle bibite), che agisce senza minimamente riflettere; e vince semplicemente perché una macchina migliore, più efficace. Epocale in questo senso la sua indifferenza verso le vittime, e persino verso chi l’ha messo in trappola. È matto come un cavallo? Probabile, ma non è sicuro neppure questo. È im-morale in senso tecnico, questo sì: non esprime alcuna visione etica, agisce soltanto. Forse la nemesi più radicale possibile dell'immoralità bifolca dei suoi wannabe carnefici. Ma dal lato opposto anche a qualsiasi "Bene".

Persino l’unico apparente sprazzo d’umanità, la sfida col flipper, ricade nel contesto dell’ossessivo compulsivo. E poi c’è quel bizzarro balletto finale, che sfida a testa alta l’ingiustamente vituperata camminata “cool” di Tobey McGuire in Spider-Man 3 (2007, Sam Raimi), e vale da solo il prezzo del biglietto. 




Per il resto, francamente Willy’s Wonderland è un grosso meh! Tutto viene attratto nel campo gravitazionale del Custode, anti-eroe sociopatico in senso radicalissimo, e scompare: risultando abbastanza deboluccio e inconsistente, di puro contorno. La regia è appena sufficiente, mentre la sceneggiatura è proprio non pervenuta: con personaggi che si comportano spesso e volentieri in modo insulso e incomprensibile... ma tanto incomprensibile. Si salva in parte il comparto attoriale, grazie a caratteristi di livello come il “Trio Drombo” composto da Beth Grant, Ric Reitz e Chris Warner. Discreta la coprotagonista Emily Tosta, mentre degli altri ragazzi si ricorderà al massimo solo il corpo prosperoso di Caylee Cowan.

Gli animatroni, e ancor più la loro dozzinale origin story, fanno più tenerezza che altro… per il loro fato, ma anche per una realizzazione non proprio indimenticabile. Paradossalmente la più inquietante tra di essi, Sara la Sirena (Siren Sara; che è appunto una fata…) è la più poveramente realizzata: una ginnasta con una testona di cartapesta indosso, punto. Che a un certo momento, tuttavia, mette in scena la citazione da Blade Runner che non ti aspetti, nella sequenza horror un po’ più riuscita del film. 




Willy’s Wonderland vive di Cage-ismo, e lo immaginavamo; ma ne dipende pure troppo. Al di là del Custode, personaggio che merita parecchia, risulta un ritorno al B movie horror poco convinto, privo di guizzi autentici… come se non ci si fosse creduto sino in fondo. Meno divertente, per esempio, anche di un analogo recente come 
The Banana Splits Movie (2019, Danishka Esterhazy): ugualmente non eccezionale, che senza protagonisti celebri si avvale però di una migliore regia e di kill decisamente più creative. Se poi molliamo gli animatroni e guardiamo ai classici – i vari La bambola assassina/ChuckyPuppet MasterDolls (quello di Stuart Gordon del 1987) e compagnia cantante – lasciamo perdere proprio.

Un vero peccato. Perché intorno a un personaggio come il Custode, un discorso filmico più strutturato poteva far ambire Willy’s Wonderland a essere qualcosa di più di una curiosità per una serata birra e pizza. Invece ci si è fermati a metà strada.





WILLY'S WONDERLAND (USA 2021), 88'
Diretto da Kevin Lewis
Scritto da G. O. Parsons
CAST: Nicolas Cage (Il Custode), Emily Tosta (Liv), Beth Grant (Sceriffo Lund), Ric Reitz (Tex Macadoo), Chris Warner (Jed Love), Caylee Cowan (Kathy).





Commenti

  1. Mi sembra il caso di dirlo, non è lui che è chiuso qui dentro con loro, sono gli animatronici ad essere chiusi qui dentro con Nicola ;-) Cheers

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    1. Esattamente! Loro mi facevano tanta tenerezza! ^^ Ciao ;)

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