WANDAVISION epp. 1 e 2 | Supereroi innamorati in una "sitcom" che cela segreti terrificanti


Le origini dei due innamoratissimi protagonisti di WandaVision, che nei fumetti risalgono agli anni Sessanta, nel contesto del Marvel Cinematic Universe si rintracciano in Avengers: Age of Ultron (2015, Joss Whedon).

Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen), in arte Scarlet Witch (ma nell’MCU è apparentemente sparito il “Witch”), è dotata di enormi poteri metapsichici: tra i quali sinora spiccano la telecinesi, la manipolazione mentale, e la capacità di creare illusioni iperrealistiche. L’estensione massima dei suoi poteri è tuttavia incerta, così come le loro origini. In Age of Ultron viene spiegato come siano le conseguenze di un “potenziamento” dell’HYDRA, il che implicherebbe almeno una qualche predisposizione. 

Wanda, assieme al gemello Pietro Maximoff/Quicksilver (Aaron Taylor-Johnson) è sopravvissuta a una guerra, durante la quale ha subito un trauma profondo a seguito di un bombardamento sulla sua casa: che ha ucciso i suoi genitori, e lasciato i due ragazzi intrappolati per giorni, bloccati da una bomba inesplosa delle industrie Stark. Da qui il loro coinvolgimento nell’HYDRA, odiando Tony Stark/Iron Man (Robert Downey Jr.)  e gli Avengers, dai gemelli visti come una minaccia. 

Dopo aver contribuito alla nascita e alle vittorie del folle Ultron (James Spader), i gemelli avranno modo di redimersi schierandosi contro di lui, assieme agli Avengers. Tuttavia, nel finale Pietro ci lascerà la pelle, infliggendo un nuovo terribile dolore alla sorella.


Visione (Paul Bettany) è un umanoide sintetico (“androide sintezoide”, secondo i fumetti), il cui corpo è stato generato a partire dal resistentissimo metallo vibranio attorno a una delle Gemme dell’Infinito, quella della Mente. In origine doveva essere il definitivo ricettacolo dell’AI di Ultron; ma Tony Stark e Bruce Banner (Mark Ruffalo) vi caricheranno invece i tracciati di J.A.R.V.I.S. (l’originale AI assistente di Iron Man), creando appunto Visione, che di Ultron sarà invece la nemesi.

Visione ha conseguentemente un vasto arsenale di grandi poteri, sia fisici che mentali: superforza, invulnerabilità, volo, phasing, raggi d’energia, e un’intelligenza, una conoscenza e una logica decisamente superiori a quelle di un essere umano. Proprio per queste ultime caratteristiche, che lo rendono una sorta di computer vivente, ha un rapporto decisamente complesso con il proprio lato umano (quello più emotivo-sentimentale, diciamo) che teme di poter perdere.

Dopo varie vicissitudini, in
Avengers: Infinity War (2018, Anthony e Joe Russo) Wanda e Visione sono ufficialmente innamorati e conviventi. I due eroi vivono a Edimburgo, dove si sono ritirati per poter vivere tranquillamente. 

Questo, almeno per un po'. Nella battaglia finale con Thanos (Josh Brolin), purtroppo, Visione muore tragicamente...




Ma veniamo a WandaVision! Ovvero la prima delle attese serie TV, esclusive Disney+, che sono parte integrante della quarta fase del MCU. Sin dal primo trailer uscito, questa serie ha colpito la mia attenzione, apparendo molto sui generis: almeno se confrontata con le precedenti produzioni dei Marvel Studios. In particolare (ma presumo sia solo la punta dell’iceberg…) questi primi due episodi, attualmente gli unici disponibili sul servizio streaming Disney (gli altri 7 seguiranno a cadenza settimanale) si presentano in tutto e per tutto – o quasi – come una classica sitcom americana anni Cinquanta/Sessanta. 
(Diciamo nettamente Cinquanta nel primo episodio, più Sessanta nel secondo: come alcuni evidenti cambiamenti dall'uno all'altro mostrano...)

Abbiamo dunque bianco e nero, formato 4:3, risate registrate e quant’altro; persino dei divertenti falsi spot televisivi, e una opening animata (a inizio del secondo episodio) che cita apertamente Vita da Strega (1964-’72), celeberrima fanta-sitcom ben nota anche in Italia.
Sino ad arrivare, ovviamente, agli aspetti tecnico-artistici più propri e rilevanti: dalla regia, alla scrittura, alla recitazione, è tutto impeccabilmente in stile. Tutti gli attori lavorano egregiamente; soprattutto i due protagonisti, che non più all’ombra dei “big” degli Avengers, possono dar libero sfoggio della loro notevole bravura.


Wanda e Visione sono due sposini che si recano in una nuova città, Westiew (sic!), dove sperano (nuovamente?) di potersi integrare nella comunità, celando le loro bizzarre nature e vivendo per sempre in pace. Entrambi gli episodi, intitolati semplicemente Episodio 1 ed Episodio 2, sono essenzialmente incentrati sui loro sforzi per inserirsi nella comune società umana.

Le caratterizzazioni dei due protagonisti rispecchiano quelle note nel MCU: Wanda è dotata di poteri misteriosi che appaiono magici, mentre Visione è un androide intelligentissimo, ma con qualche difficoltà a capire gli esseri umani. Tuttavia, tali caratterizzazioni sono filtrate secondo gli stereotipi della TV dell’epoca: così in Episodio 1 Wanda è una sorta di casalinga & Strega per Amore (1965-‘70) che attende a casa il ritorno del suo maritino, facendo volare piatti e posate per lavarli e sistemarli. Mentre il “robot” Visione (mi viene in mente Super Vicky, ma siamo già negli anni Ottanta...) fa un imprecisato lavoro d’ufficio, in cui è troppo bravo per essere un comune contabile, faticando non poco per dissimulare la ragione di tale superiorità (anche perché non beve, mangia, ecc...).
Curiosamente, Visione si fa chiamare semplicemente Visione da chiunque, senza nemmeno un cognome. E nessuno sembra trovarlo strano...

In Episodio 2 il discorso è simile, ma la coppia e la situazione che vivono sono diventate più frizzanti e dinamiche. Wanda, in particolare, appare decisamente più emancipata che in Episodio 1… sono i magnifici Sixties, bellezza!
Dunque una strana coppia al centro di un “incomprensibile” flusso temporal-televisivo. Oltre che una sfilza di gag che, diversamente da quanto talvolta accade nei Marvel movies, qui hanno sempre perfettamente senso… anzi, doppio senso.


Perché se WandaVision, in questi due primi episodi, è davvero una ricostruzione raffinata e piacevolmente dettagliata di sitcom d’epoca, è altrettanto evidente come nasconda qualcos’altro (anche nei dialoghi...). Questa sorta di sogno catodico, infatti, è frequentemente interrotto da eventi inspiegabili – nel rispetto delle regole del "mondo" della sitcom – che ne minano l’esistenza stessa.

Questo avviene sin dall’inizio di Episodio 1, con quella misteriosa “data d’anniversario” (secondo alcuni una reference a un certo albo degli Avengers, il 238...), che in tutti i sensi è il punto di partenza dell’episodio: il simbolo del “vuoto” da riempire, un po’ come quelle fedi nuziali che appariranno dal nulla. Sempre in Episodio 1 la scena clou è senz'altro l’”incidente” della cena, determinato dall’insistenza di certe domande fuori luogo. Che ha un doppio aumentato nell’”incidente” alla mano di Episodio 2, del quale citerei almeno anche il riavvolgimento finale.

Siamo verosimilmente di fronte a forme di autodifesa di quel personaggio che, nella finzione del racconto, ha creato il mondo di WandaVision. Un titolo che, by the way, non è da interpretarsi esclusivamente come la fusione dei nomi dei protagonisti: per esempio, può essere agevolmente letto anche come “Wandavisione” (sul calco di “televisione”), data la natura metatelevisiva della serie; o ancora, e forse soprattutto, come la visione di Wanda.


In alcuni casi, tuttavia, la difesa non funziona; e la coerenza del racconto sembra intaccarsi a un livello profondo, a volte propriamente diegetico. Può essere il caso degli oggetti a colori, e in Episodio 2, del messaggio radio; ma soprattutto del rumore fra gli alberi che Wanda e Visione sentono fuori dalla loro camera da letto, e quel che rivela in seguito. Quest’ultima invenzione, assieme al già citato “incidente” durante la cena di Episodio 1, trovo siano forse le trovate più sofisticate nel novero dei primi due episodi di WandaVision.

Ma questo personagg… vabbè, WANDA sta agendo di proprio impeto, o qualcuno la sta a sua volta manipolando? A tale proposito gli appassionati, analizzando anche le numerose citazioni presenti negli episodi, hanno lanciato varie ipotesi. 

Un nome che circola con insistenza è quello di Mefisto, vero e proprio Satana del Marvel Universe. Il che avrebbe perfettamente senso, se è vero che il finale di WandaVision aprirà a Doctor Strange 2: Il multiverso della pazzia. Si tratta del secondo film dedicato allo Stregone Supremo (interpretato da Benedict Cumberbatch), e che stando alle dichiarazioni dovrebbe avere toni più dark (horror?) del solito. Tanto che per la regia si è scomodato un Maestro del genere quale Sam Raimi.

Come si suol dire, chi vivrà, vedrà! Scopriremo un episodio per volta che si sono inventati gli autori…

Per il momento, il bilancio dei primi due episodi di WandaVision è nettamente positivo. Siamo di fronte a un’opera raffinata, visionaria in maniera creativa e sorprendentemente coerente e originale: che succede se un personaggio di una serie TV odierna distorce la sua realtà verso una visione (sic!) idilliaca e romantica? Beh, per esempio può finire in una sitcom dei bei tempi andati! Metatelevisione azzeccata, e oserei dire logica e necessaria.
C’è anche un’arguta nota autoironica in questa trovata della sitcom: accusato spesso di essere “troppo comico”, ecco che per rilanciarsi il MCU ti sforna una commedia pura – ma che pura assolutamente non è: siamo piuttosto in una dimensione Ai confini della realtà... – superandosi un po’ in tanti e contorti sensi.

C’è un precedente importante: ed è quella magnifica serie Marvel, ma esterna e indipendente rispetto al MCU, che è Legion (2017-’19), creata da Noah Hawley (Fargo) per la defunta Marvel Television, e trasmessa sulla rete FX. Un’affascinante rilettura della storia di David Haller/Legion (Dan Stevens), un problematico mutante dotato di incontrollabili poteri mentali, figlio del celebre “Professore X” Charles Xavier, il fondatore degli X-Men (che non vengono menzionati direttamente: all’epoca erano esclusiva della Fox pre acquisizione Disney).
Riferendoci invece al cinema, in WandaVision ritroviamo qualcosa di film come The Truman Show (1998, Peter Weir) e Pleasantville (1998, Gary Ross). Mentre dai comics Marvel si menzionano spesso il crossover House of M di Brian Michael Bendis, e il graphic novel Visione di Tom King per i disegni di Gabriel Hernandez Walta.
Ma è bello notare come la serie Disney+, sinora, presenti affinità e riferimenti sì a molteplici fonti, ma senza tuttavia mai ridursi a nessuna di essa. Risultando – ribadisco  un prodotto fortemente originale e interessante.


Ovviamente non tutti i fan del MCU hanno compreso l’operazione WandaVision (in alcuni casi, in modo penosamente letterale…), che invece fa ben sperare gli appassionati della Marvel Comics. Infatti, come ben sanno i vecchi appassionati dei fumetti, senza nulla togliere al versante action, Marvel non vuol dire solo combattimenti apocalittici. Una parte fondamentale del successo di questa gloriosa casa editrice, è data dai viaggi ai confini del cosmo e della mente, che hanno costituito la base di innumerevoli racconti straordinari, oggi salutati giustamente come grandi classici.

E in vista dell’imminente ingresso in campo di forze come gli X-Men e i Fantastici 4, con tutto il loro enorme arsenale d’immaginazione, una serie come WandaVision può essere davvero l’apripista ideale. Attendiamo i prossimi episodi!




WANDAVISION (2021, USA) 
Miniserie TV di 9 episodi da circa 25/30' l'uno
Creata da Jac Schaeffer
Regia di Matt Shakman
CAST: Elizabeth Olsen (Wanda Maximoff/Scarlet), Paul Bettany (Visione), Kathryn Hahn (Agnes), Fred Melamed (Arthur Hart), Debra Jo Rupp (Signora Hart), Teyonah Parris (Geraldine/Monica Rambeau), Kat Dennings (Darcy Lewis), Randall Park (Jimmy Woo).

Disponibili i primi 2 episodi in esclusiva su Disney+. 
I successivi verranno pubblicati uno a settimana, ogni venerdì.





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